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APPROFONDIMENTI – Emilia-Romagna: assicurazione “home made”

di Enrico Andreoli (Giurista sanitario) - 31.01.2013 11:10

Gestione del contenzioso ed eventuale risarcimento scaturente dai c.d. eventi avversi a carico delle Aziende sanitarie e della Regione. Una novità interessante si fa largo in Emilia-Romagna, terra da sempre attenta in materia socio-sanitaria, destinata ad avere una risonanza di lungo gettito.

Questo è il contenuto essenziale della recente Legge regionale 7 novembre 2012 n.13, “Programma regionale per la prevenzione degli eventi avversi e la copertura dei rischi derivanti da responsabilità civile nelle Aziende sanitarie”. Il nuovo impianto, che ribalta completamente il sistema previgente, prevede una prima fase di sperimentazione su Aziende prescelte: l’Ao di Reggio Emilia, l’Aou del Policlinico S.Orsola Malpighi di Bologna e le quattro Asl della Romagna.

L’aim, l’intento regionale è palese: un risparmio di risorse. L’auspicata parsimonia permetterà alla Regione di destinare i relativi fondi per la solidificazione di una avanzata struttura di autogestione e autoprevenzione (il famoso concetto del risk management, metodologia di matrice statunitense) e parificando in questo modo il trattamento dei cittadini, attualmente diversificato a causa della differenziazione dei contratti assicurativi stipulati.

In questi casi una rassegna “snocciolante” di dati precisi parla più fluidamente di qualsiasi inutile panegirico. Nel 2011 il SSR emiliano-romagnolo ha dovuto sborsare 48 milioni di euro in contratti assicurativi (46 milioni di premi versati e 2 per le franchigie pagati dalle Asl) a fronte di risarcimenti per 3 milioni di euro. Ampliando il periodo da considerare (2006-2011) si giunge ad una spesa complessiva di 260 milioni di euro ed una liquidazione risarcitoria totale di 40 milioni.

Il Programma sperimentale fissa una graduazione delineata. Nella fascia dei sinistri con risarcimenti fino a 100mila euro la gestione è affidata interamente alla Asl (valutazione della responsabilità ed erogazione, mediante il bilancio aziendale, del risarcimento). In casi particolarmente complessi è contemplato il parere obbligatorio del costituendo Nucleo regionale di valutazione. Nella fetta intermedia tra i 100mila euro e 1 milione e 500mila euro vi è la cogestione Asl/Regione.

Per queste prime due ipotesi verrà istituito un Fondo apposito regionale per il risarcimento dei danni da responsabilità professionale sanitaria, per finanziare gli importi destinati a risarcire i sinistri.

Rimane invariata, a carico delle compagnie assicurative, la copertura degli eventi “catastrofali”, il cui risarcimento è previsto per una cifra superiore a 500mila euro. Il contratto verrà stipulato dalla Regione in seguito a bando europeo ad hoc.

La neoprocedura è ancora però in fase di riscaldamento: infatti le singole Aziende dovranno dotarsi di un Comitato di valutazione dei sinistri e la Regione dovrà fare la sua parte istituendo il surriferito Nucleo regionale di valutazione e individuando procedure standardizzate di accertamento e valutazione dell’evento, di liquidazione del risarcimento e di reportistica dei sinistri. «Vogliamo rafforzare la fiducia nel Servizio Sanitario Regionale – asserisce l’Assessore alla Salute, Carlo Lusenti – assumendoci in modo completo la responsabilità di tutto il percorso di cura».

Una parziale rivoluzione, o per lo meno un esperimento coraggioso, per cercare di arginare l’esplosione progressiva dei costi a carico della collettività, dovuta anche in parte al “timore medico” di errori clinici eventuali, comprensibili da un punto di vista antropologico e professionale. Infatti la coverage assicurativa, come visto, permane nei casi più gravi.

L’importante è non eccedere.

Nell’epoca di revisione della spesa e di presa di coscienza civile crescente di una guerra senza quartiere agli sprechi pubblici ingiustificati la “massaia” emiliano-romagnola inizia lentamente a “impastare” il composto della spesa pubblica, “spalmando” con più attenzione con il suo “mattarello revisorio”. Le altre Regioni sono invitate nella cucina sperimentale.

Un timido e concreto tentativo di applicazione di un pragmatico brocardo della latinità: ubi maior minor cessat. L’autoconsapevolezza e autogestione pubblica è più importante.