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EDITORIALE – Franco Bonanno: protagonista di una grande storia

di Fabiana Rinaldi - 12.06.2013 17:18

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Se si parla di Aiop, si pensa inevitabilmente a Franco Bonanno, “memoria storica” dell’Associazione e Direttore Generale della Sede nazionale per ben 33 anni.

  1. Dott. Bonanno, qual è la sensazione che ha, avendo vissuto da protagonista una grande storia?

Sì, è vero sono stato “protagonista” di una grande storia, perché la STORIA è stata grande e non è stata una storia qualsiasi.

Tanti sono stati gli anni in cui ho avuto l’onore ed il piacere di dirigere l’Associazione e pensare che, ancor prima di quegli anni, già vivevo la storia dell’Aiop come componente del Comitato esecutivo, in quanto membro del Consiglio nazionale nel ruolo di Vice Presidente dell’Aiop Piemonte, per poi passare ad Amministratore Tesoriere per 4 anni con la Presidenza del Professor Sergio Bardelli.

La grande storia è iniziata effettivamente nel 1985, quando mi proposero di dirigere l’Associazione. La mia fortuna? Provenire dalla gestione di una piccola casa di cura, in cui o si faceva tutto o si chiudeva per debiti. Per cui, ogni qualvolta si presentavano richieste di pareri sulla mia scrivania, chiudevo gli occhi e cercavo di immaginare come mi sarei comportato in quanto direttore di una struttura ospedaliera.
Dal mio insediamento ne sono passati di eventi, a partire dall’applicazione della Legge del 23 dicembre 1978 n.833, che soppresse il sistema mutualistico ed istituì il Servizio sanitario nazionale, con decorrenza del 1º luglio 1980.
Fu allora che iniziai a frequentare assiduamente le stanze del Ministero della Sanità e ad avere contatti ad altissimo livello, essendo la Direzione generale dell’Aiop demandata ad avere incontri con i vari Ministri e Capi di Gabinetto per fissare il premio della retta di degenza.
Quel periodo rappresentò una fase importantissima per la mia vita professionale, perché alle mie spalle avevo un grande uomo, il Presidente Gustavo Sciachì.

  1. Quali sono i due ricordi più significativi di questo percorso di vita professionale e non?

Uno tra i ricordi più fervidi risale al 1985, quando assunsi la carica di Direttore generale.

In quell’anno vigeva ancora la legge sui requisiti delle Case di cura dell’agosto del 1977, requisiti che pochissime delle nostre strutture all’epoca avevano. Nonostante l’entrata in vigore fosse prevista dopo 8 anni, lo spauracchio ed il timore di molte era di non riuscire ad essere a norma per il termine previsto. Facemmo allora una grandissima battaglia politica per ottenere nel settembre del 1985 un rinvio alla legge.
Si è trattato complessivamente di episodi, di esperienze vissute da protagonista, con l’incombenza e allo stesso tempo con l’onore di trovare insieme all’esecutivo e al Presidente di turno i giusti equilibri, per poter accontentare e ad appagare sia le richieste delle casa di cura con pochi posti letti, sia le richieste di quelle ben più strutturate. Ci siamo riusciti anche se con fatica e con soddisfazione.
Un ricordo più recente? Quello del 31 maggio scorso. Serata in cui mi sono commosso ed emozionato e forse vista l’età mi è anche concessa una lacrima! Fatto sta che il discorso di Gabriele Pelissero e dell’esecutivo, la targa che mi è stata consegnata come riconoscimento per la mia attività, mi hanno particolarmente toccato.

  1. Come vede il futuro dell’Aiop?

Lo vedo roseo se l’Aiop riesce, come ha fatto fino ad oggi il Presidente Pelissero, a non fare differenziazioni tra le diverse Case di cura, tra quella che ha 30 posti letto sino a quella che ne ha 900, solo allora riuscirà ad emergere con ancor più vigore.

Oggi come oggi è purtroppo la politica sanitaria a dettare le regole, a scandire i tempi di reazione della nostra Associazione. Credo però che, se l’Aiop, visto la forte attenzione che gli anziani stanno ricevendo in questo ultimo decennio, riesca a rafforzare il suo comparto di Rsa, ad attingere dall’esperienza di figure competenti del settore, come quella di Fabio Miraglia, il successo e la crescita della mia e nostra Associazione, non potrà non essere che esponenziale.
Il futuro dell’Aiop sarà di sicuro positivo e riuscirà a primeggiare, grazie soprattutto a tutti i collaboratori che abbiamo: dall’ultima mia amica Fabiana, sino alla storica presenza di Patrizia. Son tutte persone che hanno nel loro dna la disponibilità a lavorare e se questa squadra risulta essere vincente, come ha fatto sino ad oggi, l’Aiop cresce e crescerà.