News

RAPPORTI INTERNAZIONALI - Quale futuro per il turismo sanitario in Italia?

di Alberta Sciachì - 31.07.2013 15:42


Alberta Sciachì



La Direttiva sull’accesso alle prestazioni transfrontaliere è una tessera di un mosaico più ampio, che rappresenta l’incremento della mobilità dei pazienti in Europa e nel mondo.

Un sempre maggiore interesse sta infatti suscitando il fenomeno, ancora in fase iniziale, ma in costante espansione, del cosiddetto “turismo sanitario”, che registra l’accesso di cittadini - direttamente solventi o assicurati privatamente - ai servizi sanitari in altri Stati per prestazioni non fruibili direttamente e tempestivamente nel proprio Paese.

L’evoluzione del “mercato interno” sanitario dell’UE va dunque nella direzione di una competizione tra sistemi sanitari nazionali, in certo modo tra Paesi e l’attenzione a questa tendenza è tale che si moltiplicano gli studi ed i convegni sul tema, specialmente nei Paesi dell’Est Europa, che intendono varare una politica nazionale di offerta di servizi per cittadini stranieri.

Il tema è stato studiato anche dall’Università Bocconi, in occasione del Convegno dell’AIES (Associazione italiana di economia sanitaria) con una relazione che ha analizzato i determinanti e gli ostacoli della mobilità sanitaria europea, ma anche internazionale.

Gli elementi che favoriscono l’accoglienza di pazienti in provenienza da altre nazioni sono innanzitutto: costo, qualità, disponibilità e tempestività delle prestazioni (sia nel Paese di origine che in quello di cura).

A ciò si aggiungono fattori geografici come la prossimità, i movimenti turistici, la mobilità residenziale legata al pensionamento e fattori amministrativi, come l’incentivazione e gli accordi con gli assicuratori.

D’altro canto, le barriere che possono ostacolare la mobilità sanitaria sono le carenze informative, l’assenza di garanzie di qualità, di sicurezza e di continuità delle cure, lo sviluppo inadeguato dell’e-Health e le difficoltà burocratiche.

L’analisi della relazione si estende poi ai particolare punti di forza e di debolezza, che contraddistinguono il nostro sistema sanitario, sottolineando che, mentre in alcuni Paesi il fenomeno è finanziariamente positivo (il mercato indiano del turismo medico è di circa 2,3 miliardi di dollari), in Italia ancora nel 2010 si registrava un deficit nella bilancia commerciale-sanitaria di 76.879.376 €, in relazione ad una percentuale di pazienti italiani recatisi all’estero maggiore rispetto a quella di cittadini stranieri curati nel nostro sistema sanitario. Questo, nonostante il fatto che il nostro sia, come noto, un Paese di grande attrattiva, il quarto al mondo.

Per lo sviluppo del turismo sanitario in Italia esistono già fattori positivi: l’alto afflusso turistico, la qualità medico-sanitaria, la posizione strategica, il clima, un forte settore termale ecc.

Si registrano però, nello stesso tempo, alcune debolezze legate ad esempio alle barriere linguistiche esistenti, allo scarso sviluppo dell’informatica sanitaria, alla sottovalutazione del nostro sistema all’estero; tutti elementi che potrebbero costituire un forte impedimento nella competizione con altri sistemi ritenuti più sicuri e performanti o con altri Paesi, come la Spagna, competitivi sul piano dell’attrattività ambientale.

Pesano inoltre in maniera negativa gli scandali della “mala sanità”, che vengono generalizzati.

Per superare questi ostacoli, che rendono la qualità medica italiana percepita all’estero minore di quella effettiva, occorre in primo luogo la mappatura e la valorizzazione dell’offerta, inclusiva delle strutture e dei medici specialisti, la sottoscrizione di convenzioni con assicurazioni estere, la predisposizione di percorsi integrati, l’attivazione di un portale che presenti l’offerta disponibile, come richiesto anche per l’attivazione dei punti di contatto nazionali previsti dalla Direttiva europea succitata.

Le azioni, proposte da AIES e Università Bocconi, per lo sviluppo del turismo sanitario in Italia prevedono:

  • partnership mediche internazionali, formazione del personale, tirocini;

  • accreditamenti internazionali;

  • valorizzazione del personale medico (anche tramite schede mediche online);

  • accreditamenti ECM in lingua straniera;

  • sviluppo marketing e comunicazione;

  • siti internet ospedalieri web 2.0 e in doppia lingua.

Se questi siti devono promuovere l’utilizzazione da parte del pubblico, devono poi prevedere la possibilità di prenotazione on-line, indicare tempi di attesa aggiornati, essere accessibili per smartphone, mostrando gli ospedali nella zona, le prestazioni, gli orari e i tempi di attesa.

In tal modo, il turismo medico-sanitario potrà offrire al sistema sanitario italiano e in particolare alla Case di cura, nuove entrate a fronte di una spesa minima, perché non si richiedono nuove risorse, un nuovo modo di organizzarle.

Scarica: Direttiva 24-2011_UE